Tipologie di calce

La bioedilizia predilige l’uso della calce negli impasti mentre l’edilizia comune ne usa poca e mescolata al cemento.

La calce si può ottenere con la cottura in forni particolari da 800° a 1000° C di una roccia sedimentaria, la pietra calcerea.

La calce prende qualità dalla roccia e dalla calcinazione, in genere viene cotta in fornaci dove viene, anche per dodici mesi, ideata e stagionata. Se la pietra contiene al di sotto del 5% di argilla, dopo la cottura si ha la calce viva e dopo lo “spegnimento”con l’acqua si ha la calce spenta o aerea. Con la cottura il carbonato di calcio si decampo in ossido di calcio e anidride carbonica e si chiama calce viva che bagnata con l’acqua si gonfia e si screpola., mentre se mescolata con la sabbia e l’acqua diventa un impasto che fa presa solo nell’aria e si chiama calce spenta.

La calce spenta, ricavata dalla cottura della pietra calcarea con materiale diverso dal carbonato di calcio al di sotto del 10% viene definita “grassello”. In passato nei cantieri c’era la “buca della calce” dove essa veniva spenta e il grassello si otteneva a seconda delle esigenze.

Attualmente si trova in commercio allo stato “semiliquido” in sacchi di plastica, sui sacchi non è registrato il periodo dell’invecchiamento del materiale, quindi chi compra deve decidere se acquistarlo o prepararlo in cantiere come la tradizione vuole. Se il grassello viene diluito forma il latte di calce usato per la pittura a calce. La bioedilizia predilige un materiale ricavato da una lavorazione tradizionale quindi ottenuto da una cottura, una stagionatura e spegnimento con acqua.

Fino a qualche decennio fa la calce veniva ottenuta con sistemi artigianali:

  • la camera di combustione era costruita con sassi di porfido uniti all’argilla, questo materiale resiste anche a 1500° C;
  • viene riempita con pietre calcaree di diversa grandezza;
  • dentro la camera di combustione si prepara alla base un piano per raccogliere le ceneri della legna bruciata;
  • al centro si mette un palo di legno che funzionerà da camino;
  • il cumulo della calcara si ricopre di terra, rami di pino;
  • ora si accende;
  • il fuoco diventa sempre più grande ed il fumo esce in abbondante quantità;
  • questa calcara brucia in continuazione per giorni e notti;
  • terminato il tempo di cottura stabilito si pulisce il cumulo e si tolgono le pietre cotte fredde che andranno in seguito lavorate.

L’intonaco a calce permette alla costruzione una soddisfacente vita perché è igrometrica per l’ambiente. L’acqua della malta evapora e al posto restano dei microcapillari più piccoli di quelli del cemento, la calce indurisce più lentamente e resiste agli sbalzi di temperatura.

La calce idrata in polvere si ricava dalle fornaci dove viene prodotta la calce viva spenta con una tecnica particolare. Dopo la cottura i pezzi di pietra calcarea vengono sbriciolati, idratati con l’acqua e macinati molto finemente. Questa calce, venduta in sacchi di carta, deve essere conservata in luoghi areati, sui sacchi è scritto se è calce idrata o fiore di calce.

Le pietre calcaree contenenti una parte di argilla cotta o calcinate diventano calce idraulica, durante la cottura il silice e l’alluminio con l’acqua induriscono dando origine al silicato bicalcico e all’alluminato monocalcico. Attualmente questa calce si ottiene in industria artificialmente, viene venduta in sacchi con scritte sopra dell’azienda che la realizza e del tipo di legante. Questo tipo di calce inizia ad indurire dopo un’ora e termina a quarantotto ore.

La calce idraulica artificiale è un materiale plastico è un tipo di cemento o un clinker diluito e non assicura la traspirabilità necessaria in edilizia, quindi è bene, prima di acquistare la calce, informarsi sul prodotto e di come è stato realizzato.

Attualmente l’edilizia usa la calce idrata o la calce spenta nei restauri unito ad un altro legante, si mescola grassello con sabbia e acqua in parti diverse a seconda se serve malta fina o malta da finitura. La dose giusta di grassello limita le “ragnatele” che sarebbero le fessure nell’intonaco, la sabbia impedisce alla malta di ritirarsi, il rapporto 1:1 tra legante e sabbia chiamato rasatura rende l’intonaco dello spessore di pochi millimetri che non crea fessure.

La malta con un fenomeno fisico e chimico fa presa e indurisce, con quello fisico l’acqua in parte evapora e in parte è assorbita dalla muratura per questo è meglio bagnare la parte da murare e usare più acqua nell’impasto nel periodo caldo, continuando a bagnare mattina e sera per una settimana la parte intonacata escludendo le ore più calde. Nel fenomeno chimico chiamato carbonatazione tramite la calce fa indurire la malta, l’anidride carbonica che sta nell’aria unendosi alla calce ritorna ad essere carbonato di calcio, è un processo lento perché l’anidride carbonica per entrare nei buchi della struttura ci mette molto tempo.

La malta di calce idraulica è la malta più usata di recente in edilizia per intonacare, si prepara con calce idraulica, sabbia e acqua. Naturalmente nel suo impiego la sabbia va dosata considerando la sua granulosità, anche in questo tipo di malta si formano le screpolature nell’intonaco.

Si mescola la calce idraulica con calce spenta e sabbia, comunque in commercio ci sono i prodotti già pronti da usare a cui aggiungere solo la sabbia, in bioedilizia si ricorre al bio-trass o al bio-e. Se invece si vuole fare calce e pozzolana, le dosi sono: una parte di calce, una di pozzolana, una di sabbia e 0,4-0,5 parti di acqua, la sabbia deve essere asciutta.